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poi uscirono all'aperto, accolti dall'aria già frizzante dell'autunno. Con uno Steele per
parte a condurla verso la nuova destinazione, Sharon cominciò a risalire la strada. A
un incrocio notò una parola incisa nell'insegna di un negozio. Il fatto di averla notata
in molte insegne di diversi negozi suscitò la sua curiosità.
- Che cosa vuol dire "cache"? - chiese. - Ho visto diversi negozi con insegne del tipo
"Cache" di pellicce, "Cache" di libri, "Cache" di gioielli eccetera. -
- "Cache" è una parola tipica dell'Alaska - spiegò Cody pronunciandola "cash". - E'
un piccolo silos costruito in cima a dei pali, per impedire agli animali di raggiungerlo.
Era molto usato nelle campagne, e lo è tuttora, per immagazzinarvi il cibo. E' in un
certo senso il simbolo di questo Stato. -
- Riesco a capirne perfettamente il motivo - replicò Sharon. - E' unico. -
- L'Alaska è orgogliosa di essere unica - le ricordò Cody con gli occhi che gli
brillavano.
- Ma non si vanti anche del fatto che sia grande - lo punzecchiò lei.
- No, noi lasciamo che siano gli abitanti di quel piccolo Stato chiamato Texas a
vantarsi - concluse lui con un leggero sorriso.
Le frecciatine che si lanciavano erano solo un gioco e Sharon accettò con umorismo
la battuta ridendo dolcemente.
- Eccoci arrivati - annunciò Noah e fece un passo avanti per aprire a Sharon la porta
del locale.
Una cameriera li condusse a un tavolo e lasciò loro il menù. Sharon ordinò un panino
imbottito con roastbeef pensando di ricevere una porzione proporzionale al suo
appetito. Ma quando le venne servito si accorse che si era sbagliata: il panino, con
parecchie fette di carne, riusciva a stento a stare dentro il piatto.
- Non riuscirò mai a mangiare tutta questa roba - protestò lei. - Qui ce n'è per tre
persone! -
- Voi texani non avete un grande appetito. -
- Certamente non come quello che avete voi qui in Alaska - convenne Sharon con
voce ridente, aggiungendo poi con malizia: - Il che è naturale, dato che bruciate tutte
le vostre calorie per mantenervi caldi durante le vostre lunghe, fredde notti artiche -.
- Solitamente abbiamo altri modi per mantenerci caldi - replicò Cody, con un tono
pieno di sottintesi.
Sharon decise di lasciar cadere l'argomento.
Prese metà del suo panino e ripeté: - Non riuscirò a finirlo -.
- Ci provi - le consigliò Noah. - Lei ha bisogno di mantenersi in forze. Non le
possiamo permettere proprio alla vigilia del suo matrimonio, di prendersi un
esaurimento. -
Mentre addentava il suo panino, Sharon si accorse che Cody osservava l'anello con il
brillante che lei portava al dito. Non sapeva che cosa lo avesse reso di colpo così
silenzioso, se la dichiarazione fatta dal padre o la vista del suo anello di
fidanzamento, ma mentre mangiavano non disse neanche una parola. Lei fece del suo
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meglio, mangiando prima una metà del panino e poi tentando di iniziare l'altra metà.
Ma il suo stomaco la rifiutò. Non poteva tollerare un ulteriore boccone di cibo.
Appoggiandosi alla spalliera di quella specie di sedile su cui si trovava, notò che
anche Cody aveva lasciato parte del suo panino imbottito nel piatto.
- Mi sembra che anche lei non abbia molta fame - osservò.
Lui le lanciò un'occhiata che sembrava essere di approvazione, ma non le diede
alcuna risposta diretta. Guardò invece il suo orologio.
- Sono quasi le sette. Wade ci sta aspettando. - Prese il conto che la cameriera aveva
lasciato sul tavolo e si alzò.
Suo padre si pulì rapidamente la bocca con un tovagliolo e lo imitò.
- Dove hai posteggiato l'auto, Cody? - chiese mentre aiutava gentilmente Sharon ad
alzarsi.
- Dall'altra parte della strada, di fronte all'albergo, accanto al tuo furgoncino - rispose
Cody, tirando fuori il portafoglio per pagare il conto.
- Bene! Io verrò insieme a voi. E quando questa sera riaccompagnerai la signorina al
suo albergo, riprenderò il mio macinino. In questo modo risparmieremo la benzina
che ci vorrebbe ad andare con due auto - dichiarò Noah soddisfatto che la soluzione
da lui proposta fosse logica e pratica. Cody, da parte sua, non fece alcuna obiezione.
Dopo avere lasciato la tavola calda, ripercorsero la strada verso l'albergo e, arrivati al
posteggio, salirono in auto. Cody si diresse verso una zona residenziale che
sovrastava la baia della città.
Prese una strada laterale, senza uscita, in fondo alla quale c'erano delle case rustiche a
due piani, molto luminose e con pareti esterne ricoperte di legno naturale. Parcheggiò
in un vialetto accanto a una di esse e spense il motore.
- E' una casa molto bella - notò Sharon.
Cody, nell'aprire la portiera, le rivolse un sorriso.
- Non tutti in Alaska vivono in capanne di legno o negli igloo. -
Era quasi un sollievo sentire che la stuzzicava di nuovo sulle sue cognizioni sbagliate.
Dal momento in cui si erano recati in quella tavola calda a cenare, era diventato
pensieroso e aveva assunto un'aria preoccupata. Sharon cominciava a chiedersi se ci
fosse per caso qualcosa che non andava.
Noah aprì il cancelletto sulla strada, poi porse la mano a Sharon per aiutarla a
scendere dall'auto.
- I Rafferty le piaceranno - la rassicurò con quella sua voce brusca che mascherava
una natura estremamente gentile. - Sono veramente una cara famiglia! -
Un viottolo conduceva dal posteggio dell'auto al portone d'ingresso.
Giunti davanti al portone, Cody suonò il campanello.
La porta venne spalancata da un ragazzo di circa dodici anni, dagli occhi neri e dai
capelli scuri e con una spruzzata di efelidi sul naso, che teneva in braccio una
bambina di pochi mesi dall'aria vivace.
- Urrà, Cody! - disse, salutando con quel grido e con grande familiarità l'amico. -
Vieni. Papà è al telefono e la mamma è in cucina e tenta di salvare una torta che ha
tolto dal forno. Si era dimenticata di mettere l'orologio e ho i miei dubbi che sia
ancora mangiabile. -
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- Ciao, Mike. - Cody ricambiò il saluto e si fece da parte per lasciar passare Sharon.
Quando furono tutti in anticamera, presentò Sharon. - Mike, ti presento Sharon [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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